Plusvalenza immobiliare: cos’è, come si calcola e quando si paga
La plusvalenza immobiliare è uno degli aspetti fiscali più importanti — e spesso più fraintesi — legati alla vendita di una casa. Comprendere quando è dovuta, come si calcola e in quali casi si può evitare di pagarla è fondamentale per chiunque stia pensando di vendere un immobile.
In questa guida realizzata da Eden Immobiliare spieghiamo in modo chiaro e pratico tutto ciò che serve sapere: cos’è la plusvalenza immobiliare, quando viene tassata, come si calcola correttamente e come gestirla in modo vantaggioso.
Cos’è la plusvalenza immobiliare
Per plusvalenza immobiliare si intende il guadagno che si realizza quando si vende un immobile a un prezzo superiore rispetto a quello d’acquisto. In altre parole, è la differenza positiva tra quanto si incassa dalla vendita e quanto si è speso per acquistare e migliorare l’immobile.
Esempio pratico: se acquisti una casa a 150.000 € e la rivendi a 200.000 €, il guadagno (la plusvalenza) è di 50.000 €, salvo eventuali spese documentate che possono ridurre la base imponibile, come lavori di ristrutturazione o oneri notarili.
Quando la plusvalenza immobiliare è tassata
Non tutte le plusvalenze sono soggette a imposta. La normativa italiana prevede infatti alcune esenzioni fondamentali:
- Nessuna tassazione se sono passati più di 5 anni tra l’acquisto e la vendita dell’immobile.
- Nessuna tassazione se l’immobile venduto è stato la prima casa (residenza principale) per la maggior parte del periodo di possesso, anche se la vendita avviene prima dei 5 anni.
In tutti gli altri casi — quindi se si vende entro 5 anni e non si tratta della prima casa — la plusvalenza è considerata un reddito diverso e viene tassata.
Come si calcola la plusvalenza immobiliare
Il calcolo non si limita alla semplice differenza tra prezzo di vendita e di acquisto. Per determinare correttamente la plusvalenza occorre considerare anche tutte le spese documentate sostenute durante il periodo di proprietà.
Elementi da considerare nel calcolo
- Prezzo di acquisto riportato nell’atto notarile.
- Spese accessorie di acquisto (notaio, imposta di registro, provvigione agenzia immobiliare).
- Eventuali lavori di ristrutturazione o migliorie documentabili con fatture e bonifici parlanti.
- Prezzo di vendita effettivo dell’immobile.
Formula di calcolo:
Plusvalenza = Prezzo di vendita – (Prezzo di acquisto + Spese accessorie + Lavori documentati)
Esempio di calcolo
Un appartamento acquistato a 150.000 € e rivenduto a 200.000 €, con 15.000 € di costi accessori e lavori di ristrutturazione:
200.000 – (150.000 + 15.000) = 35.000 € di plusvalenza tassabile.
Come si paga la tassa sulla plusvalenza
Quando la plusvalenza è imponibile, il venditore può scegliere tra due modalità di tassazione:
1. Imposta sostitutiva del 26%
È la modalità più semplice e spesso la più conveniente. Durante il rogito, si può chiedere al notaio di applicare l’imposta sostitutiva del 26% sulla plusvalenza. Il notaio trattiene la somma e la versa direttamente all’Agenzia delle Entrate.
Questa opzione è vantaggiosa perché la plusvalenza non confluisce nel reddito IRPEF e quindi non incide sulle aliquote ordinarie.
2. Tassazione ordinaria IRPEF
In alternativa, la plusvalenza può essere inserita nella dichiarazione dei redditi come reddito diverso. In questo caso, viene tassata secondo gli scaglioni IRPEF personali. Può convenire solo se il reddito complessivo del contribuente è basso, con aliquote inferiori al 26%.
Quando non si paga la plusvalenza
Riassumendo, ecco i casi principali di esenzione:
- Vendita dopo 5 anni dall’acquisto.
- Vendita prima dei 5 anni ma di immobile adibito a prima casa per la maggior parte del tempo.
- Immobili ricevuti in successione (sempre esenti).
Attenzione invece agli immobili ricevuti in donazione: in questo caso, per il calcolo dei 5 anni si fa riferimento alla data di acquisto originaria del donante, non a quella della donazione stessa.
Plusvalenza su immobili ricevuti per successione o donazione
Immobili per successione
Gli immobili ereditati non generano plusvalenza tassabile. Il motivo è semplice: non c’è stato un vero e proprio acquisto, quindi non si configura una differenza di prezzo tra acquisto e vendita.
Immobili per donazione
La situazione cambia in caso di donazione. In questo caso, l’Agenzia delle Entrate considera il valore di acquisto originario del donante. Se, ad esempio, il donante aveva comprato l’immobile nel 2020 e il donatario lo vende nel 2023, la plusvalenza viene calcolata rispetto al valore originario del 2020. Di conseguenza, può risultare tassabile.
Documentazione e consigli pratici
Per evitare errori o contestazioni, è fondamentale conservare tutta la documentazione utile a dimostrare il prezzo di acquisto e le spese sostenute.
- Conserva fatture e bonifici relativi a lavori di ristrutturazione.
- Archivia le spese notarili e le provvigioni dell’agenzia immobiliare.
- Verifica la data esatta di acquisto e calcola i 5 anni con precisione.
- Chiedi al notaio di valutare subito se puoi applicare l’imposta sostitutiva.
Un professionista esperto, come il team di Eden Immobiliare, può aiutarti a interpretare correttamente la tua situazione e a scegliere l’opzione fiscale più vantaggiosa.
Tabella riepilogativa dei casi principali
| Caso | Tassazione | Note |
|---|---|---|
| Vendita dopo 5 anni | Nessuna | Plusvalenza esente |
| Vendita prima dei 5 anni ma prima casa | Nessuna | Se usata come abitazione principale |
| Vendita prima dei 5 anni e non prima casa | 26% o IRPEF | Reddito diverso |
| Acquisto per successione | Nessuna | Esente da plusvalenza |
| Acquisto per donazione | Possibile | In base al valore originario del donante |
Conclusione
La plusvalenza immobiliare non è sempre sinonimo di tassa da pagare. Tutto dipende da quando e come hai acquistato e venduto l’immobile. Con una pianificazione accurata e una documentazione completa, è possibile ridurre o annullare l’imposta dovuta, gestendo la vendita in modo strategico e vantaggioso.
Se stai pensando di vendere casa e vuoi capire se la tua operazione comporterà una plusvalenza tassabile, contatta Eden Immobiliare: il nostro team ti aiuterà a valutare la situazione fiscale, stimare la plusvalenza e pianificare la vendita nel modo più efficiente.
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FAQ sulla plusvalenza immobiliare
1. Quando si paga la tassa sulla plusvalenza immobiliare?
La tassa si paga se si vende un immobile entro 5 anni dall’acquisto e non si tratta della propria abitazione principale. Oltre i 5 anni, o se si tratta di prima casa, la plusvalenza non è tassata.
2. Quanto si paga di tasse sulla plusvalenza?
L’imposta sostitutiva è del 26% sulla plusvalenza calcolata. In alternativa, può essere tassata secondo le aliquote IRPEF ordinarie, se conviene al contribuente.
3. Le spese di ristrutturazione riducono la plusvalenza?
Sì, le spese documentate con fatture e bonifici parlanti possono essere sottratte dal guadagno, riducendo la base imponibile e quindi l’imposta dovuta.
4. Se vendo una casa ereditata devo pagare la plusvalenza?
No, gli immobili ricevuti per successione sono esenti da plusvalenza, indipendentemente dal periodo di possesso.
5. E nel caso di donazione?
In caso di donazione, il conteggio dei 5 anni parte dalla data di acquisto del donante. Se il donante aveva acquistato da meno di 5 anni, la vendita può generare plusvalenza tassabile.
6. È meglio pagare con imposta sostitutiva o IRPEF?
Dipende dal reddito complessivo. In genere, l’imposta sostitutiva del 26% è più conveniente perché evita di aumentare la base imponibile IRPEF.
7. Come posso sapere se rientro nei casi di esenzione?
Puoi verificarlo con il supporto del tuo notaio o di un’agenzia esperta come Eden Immobiliare, che ti aiuterà a valutare tutti gli aspetti fiscali della vendita.
8. Le plusvalenze sugli immobili aziendali si calcolano allo stesso modo?
No, per gli immobili aziendali o strumentali si applicano regole diverse, legate alla contabilità e alle imposte sulle società. Questo articolo riguarda solo gli immobili privati.
9. Cosa succede se non dichiaro la plusvalenza?
Omettere la dichiarazione quando dovuta comporta sanzioni e interessi da parte dell’Agenzia delle Entrate. È sempre consigliabile dichiarare correttamente ogni operazione.
10. Posso evitare la plusvalenza reinvestendo in una nuova casa?
Il reinvestimento del ricavato non elimina automaticamente la tassazione. Tuttavia, alcune agevolazioni fiscali possono ridurre l’impatto complessivo: è bene chiedere una consulenza personalizzata.







